Anche il Comitato di Imola è presente sul territorio di Faenza per assistere le persone colpite dalle alluvioni del 2 e 3 maggio con il gruppo SeP per portare supporto psicologico. Riportiamo l’intervista sulle attività svolte rilasciata a “Il Post” dalla nostra presidente Fabrizia Fiumi.
La squadra SeP di Imola è entrata in azione già dal pomeriggio di giovedì 4, il secondo giorno dopo l’alluvione. Ne fanno parte cinque persone: due psicologi con esperienza in assistenza di emergenza; un tecnico, cioè una persona laureata in psicologia e che sebbene non abilitata a esercitare la professione può comunque lavorare a fianco degli psicologi; e due operatori psicosociali, cioè persone senza formazione psicologica professionale che però hanno seguito corsi appositi della Croce Rossa per imparare a parlare e ad ascoltare le persone che potrebbero avere un disagio psicologico.
A Faenza, dopo una prima assistenza al PalaCattani, la squadra del SeP ha allestito un gazebo vicino alla “zona rossa”, quella più interessata dai danni dell’alluvione, per ricevere chi chiede aiuto. In questi contesti tuttavia è raro che qualcuno si presenti spontaneamente: la maggior parte delle persone assistite dal SeP viene avvicinata dagli stessi membri della squadra che stanno girando per le strade alluvionate.
«I nostri operatori e anche gli psicologi sono andati casa per casa per incontrare direttamente le persone», racconta Fabrizia Fiumi.
Nell’organizzare il SeP per l’alluvione a Faenza, la Croce Rossa ha collaborato anche con l’azienda sanitaria locale, l’Ausl Romagna, con lo scopo di offrire un’assistenza psicologica continuativa a chi ne avesse bisogno anche dopo la fase di emergenza. «Lavoriamo congiuntamente con la rete di psicologi che operano nella realtà locale con le case della salute», spiega Fiumi: «Noi svolgiamo il ruolo di sentinella, intercettiamo le persone in difficoltà e decodifichiamo i loro bisogni, per poi indirizzarli alla rete che continuerà a lavorare nel territorio. Perché si continuerà a fare i conti con l’alluvione anche nei prossimi mesi». La collaborazione con il servizio sanitario pubblico permette inoltre alla Croce Rossa di capire quali situazioni di disagio possono essere legate a condizioni precedenti all’alluvione.
«In Croce Rossa facciamo molta attenzione alla vulnerabilità», conclude Fiumi: «e sappiamo che tutti possono trovarsi in una condizione vulnerabile ma anche che è una cosa transitoria. Noi cerchiamo di fare in modo che sia il più transitoria possibile».